Secondo la tradizione araldica della Chiesa cattolica, lo stemma di un Vescovo è tradizionalmente composto da:
  • uno scudo, che può avere varie forme (sempre riconducibile a fattezze di scudo araldico) e contiene dei simbolismi tratti da idealità personali, da particolari devozioni o da tradizioni familiari, oppure da riferimenti al proprio nome, all’ambiente di vita, o ad altre particolarità;
  • una croce astile, in oro, posta in palo, ovvero verticalmente dietro lo scudo;
  • un cappello prelatizio (galero), con cordoni a dodici fiocchi, pendenti, sei per ciascun lato (ordinati, dall’alto in basso, in 1.2.3), il tutto di colore verde;
  • un cartiglio inferiore recante il motto scritto abitualmente in nero.
In questo caso è stato adottato uno scudo di foggia sannitica, frequentemente usato nell’araldica ecclesiastica mentre la croce astile d’oro è “trifogliata”, con cinque gemme rosse a simboleggiare le Cinque Piaghe di Cristo.
Descrizione araldica (blasonatura) dello scudo del Vescovo Calvosa
Inquartato d’argento e d’azzurro. Nel 1° alla fiamma di rosso; nel 2° al cuore fiammato, cimato di una croce e cinto di spine d’oro, alla ferita del primo, stillante due gocce dello stesso; nel 3° allo scaglione d’argento, accompagnato da due burelle ondate dello stesso in punta; nel 4° al libro aperto al naturale, caricato delle lettere greche Alfa e Omega di rosso”
Il motto:
SEGREGATUS IN EVANGELIUM DEI
(Rm 1,1)
Per il proprio motto episcopale il Vescovo Calvosa ha scelto queste parole tratte dalla Lettera di Paolo ai Romani. La traduzione del versetto citato nella Versione Ufficiale CEI è: “…scelto per annunciare il Vangelo di Dio…”. Secondo l’interpretazione di Don Antonio Pitta, nel suo libro Lettera ai Romani, il termine separatus, in greco apōhrismenos, è preferibile tradurlo con «messo da parte». Paolo non è separato dagli altri per una personale relazione con Dio ma è messo da parte proprio per essere inviato come apostolo dei gentili. Questo verbo richiama la vocazione di Paolo a essere apostolo per il vangelo di Dio. Il termine euaggelion è illuminato dal contesto dell’A.T. in cui come sostantivo si riferisce all’annuncio di buone notizie.
Egli è scelto per annunciare l’intervento salvifico di Dio; in seguito parlerà anche del Vangelo del Figlio di Dio, non intendendo il Vangelo che Gesù Cristo annuncia, bensì quello di cui egli è l’annunciato.
Interpretazione
La fiamma è da sempre simbolo dello Spirito Santo, in quanto è in tale forma che scese sugli Apostoli riuniti nel cenacolo con Maria (At 2, 2-4). Inoltre, in questo caso è anche riferimento al nome del Vescovo, Vincenzo, essendo il Santo Patrono di Mons. Calvosa San Vincenzo Ferrer, millenarista, il quale nell’iconografia viene rappresentato con le ali, la tromba del Giudizio e una fiamma sopra il capo. Va ricordato che la nomina a Vescovo di don Vincenzo avvenne proprio il giorno di San Vincenzo Ferrer. Allo Spirito Santo è intitolata la parrocchia di Laino Borgo, paese di provenienza del Vescovo.
Al Sacro Cuore di Gesù nel 1938 è stata a consacrata tutta la famiglia paterna del Vescovo; la sua immagine, sempre presente nella casa nativa e nella falegnameria del papà, e la sua devozione lo hanno accompagnato fin dagli anni della fanciullezza. Al Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria è dedicata la Parrocchia dove Mons. Calvosa ha svolto il suo ministero di parroco dal 2014.
Lo scaglione (chiamato anche “capriolo”) è una figura araldica simile ad una “V” rovesciata; rappresentava, in antichità, la capriata che sosteneva il tetto dell’edificio sotto cui si radunava la collettività del villaggio e per noi cristiani questo edificio è la chiesa.
Le onde, poste sotto di questo, fanno riferimento alle acque del Battesimo attraverso il quale inizia la vita cristiana; richiamano sia i due fiumi, il Lao e il Iannello, che delimitano il paese di Laino Borgo sia i fiumi Sele a nord e il Mingardo a sud che definiscono i confini della Diocesi di Vallo Della Lucania, nonché il torrente Badolato che scorre dentro Vallo Della Lucania; sono segno del mar Jonio che bagna la diocesi di origine del Vescovo, Cassano all’ Jonio, e quella di destinazione, Vallo della Lucania, il mar Tirreno.
Il libro con le lettere greche Alfa e Omega rappresenta la Bibbia, la Parola di Dio rivelata: “…Io sono l’Alfa e l’Omega, il Principio e la fine…” (Ap 21,6), Parola viva e fonte ispiratrice nell’itinerario di formazione cristiana, nella scelta vocazione e nelle fondamentali decisioni della vita del Vescovo; è simbolo anche del Vangelo, del suo annuncio, per cui sente di essere stato chiamato e inviato.
Nel suo insieme lo stemma richiama l’azione dello Spirito Santo che ha ispirato il Concilio Vaticano II da cui il Vescovo trae ispirazione. I simboli richiamano le principali costituzioni Sacrosanctum Concilium, Dei Verbum, Lumen gentium e Gaudium et spes; sono simbolo anche del tripode su cui si fonda, si alimenta e matura la vita cristiana: la Parola di Dio, la Liturgia-vita sacramentale, la Chiesa-Comunità.