Liturgia

Il Concilio Vaticano II definisce la liturgia <<culmine e fonte della vita della chiesa>> (Sacrosanctum Concilium 10), anche se non ne esaurisce il mistero né l’azione né la missione.
La vita cristiana ha la sua massima espressione liturgica nel triduo pasquale: tutto il cammino cristiano dunque va orientato al mistero di Cristo morto e risorto, culmine della missione di Gesù e cuore della vita della chiesa.
L’unità del mistero pasquale, che inizia con la messa in Caena Domini, in cui contempliamo l’Amore che si dona, prosegue con l’azione liturgica del venerdì con l’evento della morte, amore che si immola, e trova il suo culmine nella veglia pasquale –“beata notte!”- con la celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana (battesimo, cresima, eucaristia), amore che dà vita. La triplice dimensione di memoria, profezia, presenza segna la sintesi del mistero cristiano centrale e quindi centro di tutto l’anno liturgico, sorgente della vita della chiesa e sua manifestazione (epifania).
Dentro ogni celebrazione portiamo la nostra quotidianità: “gioie e sofferenze, tristezze e angosce” dell’uomo di oggi, cosicché la liturgia diventi vita che si espande oltre ogni steccato egoistico, sorgente di gioia e disponibilità al servizio.

La domenica, pasqua della settimana, giorno del Signore, della Chiesa e dell’uomo, sta al cuore e al vertice della vita parrocchiale.
La domenica ha molteplici valenze: giorno in cui la comunità cristiana incontra il Signore morto e risorto;
E’ giorno di ascolto e accoglienza della Parola. Ogni fedele è chiamato a vivere la santa messa, per entrare nel cuore di questo incredibile evento d’amore. E viverlo appieno, perché alla messa non si assiste perché non è un teatro, la messa non si ascolta perché non è un concerto, alla messa si partecipa perché è un convito, un banchetto, una cena.
E’ giorno di carità. Il servizio della carità non nasce dalla strada per giungere all’altare, ma nasce all’altare per giungere alla strada in ricerca dei fratelli, anche attraverso il gesto dell’offertorio, con doni significativi, portati all’altare, ma destinati per le necessità dei bisognosi.
E’ giorno di gioia e gratuità, che non derivano tanto dal fare, quanto dall’essere.
La domenica comincia a vestirsi di gioia proprio dalla possibilità maggiore che ci è offerta di gustare il rapporto fra le persone a partire da quelle di casa, di instaurare incontri per scambi di gesti di gratuità secondo le circostanze, l’età, le diverse psicologie.

Gli altri sacramenti.
Rendono vivo e dinamico il complesso della vita parrocchiale, attraverso la capacità di coinvolgimento, con la sua catechesi, con la pratica della carità, con la capacità di accoglienza, di dialogo, di far festa.